SHARON VIVE IN ISRAELE, ED IO HO COMMENTATO UN SUO BELLISSIMO POST, QUESTA E' STATA LA SUA RISPOSTA E ALLA SUA RISPOSTA TANTI COMMENTI QUI RIPORTATI.MI HA FATTO MOLTO PIACERE CHE SHARON ABBIA RICORDATO NAOR ED E' VERO NAOR E' SOLO UNO DEI 119 .... PIU QUELLI PRIMA E PIU QUELLI CHE CADRANNO DOMANI..... PERCHE' ANCORA NON SIAMO RIUSCITI A CAPIRE CHE LE GUERRE SOLO SI PERDONO NON SI VINCONO PIU'....LA SOLA SOLUZIONE E' NELLA RICERCA DI UN COLLOQUIO.....Cosi' riporta Sharon:
Naor Calo'
Questo e' l' ultimo commento che ho ricevuto al post
ITALO-ISRAELIANA"Cara Sharon, Ci siamo sentiti per telefono due mesi fa dopo la caduta di mio figlio in guerra. Da un po' di giorni non ho letto il tuo blog, non per pigrizia ma perche' tutto il mio tempo libero cerco di usufruirlo intorno ai ricordi di mio figlio Naor.questo tuo post attorno al perche' tu sei in Israele e non in Italia e' cosi bello e giusto, favoloso....peccato che io non riesca a scrivere cosi bene. Io ricordo che gia' all' eta' di 16 anni avevo deciso che faro' l'alia' in modo tale da non passare ai miei figli quel processo di conflitto o decisione grossa....rimanere o andare.... quale e' la scelta giusta?Cosi sono andato e adesso vivo qui con 6-1 figli e 4 nipoti. Avner (Piero) Calo' "
"Libano 2006- Diario di guerra
Trentesimo Giorno - Giovedi' 10/08/06 ore 20:30
E' permesso rendere pubblico il nome di un'altro dei soldati caduti ieri nei combattimenti. Naor Calo', 25 anni di Maagan Michael, rimasto ucciso da un missile che ha colpito il palazzo nel quale si trovava a Dabel nel Sud del Libano."
Non conoscevo Naor, non conoscevo nessuno dei 119 soldati caduti nella seconda guerra del Libano ma non ho bisogno di conoscerli per ricordarli. Oggi conosco il padre di Naor che mi scrive il suo dolore, che combatte per trovare la forza di continuare a vivere, per rimettere in piedi la sua famiglia distrutta e andare avanti. Mi immagino come era Naor, probabilmente capiva l' italiano e lo parlava poco, con un forte accento israeliano, grazie a suo padre che lo ha portato spesso in Italia quando era bambino, a trovare la famiglia, a conoscere le sue origini... perche' i Calo' sono italiani da generazioni.Chissa' probabilmente avevamo molte cose in comune... Non conoscevo Naor ma so' che era prima di tutto una persona, un uomo, non un combattente, non un eroe solo un ragazzo comune che ancora non aveva vissuto la sua vita. La gente muore. La gente muore in incidenti stradali, muore di cancro, muore di vecchiaia, muore di Aids ma morire in guerra non e' giusto. Non c'e' cosa peggiore che perdere un figlio, non c'e' cosa peggiore che perderlo in guerra e chiedersi quale sia la scelta giusta... Scrivo di Naor perche' non ho un modo migliore per provare a confortare la sua famiglia se non facendogli capire che nessuno dimentica. Che si', forse ognuno di noi sembra continuare la propria vita come niente fosse, come se questa guerra non ci fosse mai stata o non ci avesse toccato ma che sappiamo tutti che cio' e' dovuto solo grazie al sacrificio dei nostri soldati che sono morti per difendere Israele. E mi chiedo quanti ancora ne dovremo sacrificare...?
Scritto il 09/11/06 alle 00:06 in Politica
PermalinkCommenti
Morire in guerra...Quanti altri ancora moriranno come Naor ?Si perpetua ovunque nel mondo questa terribile domanda...Sharon mi auguro da sempre che serva non dimenticare eppure...le guerre si ripetono, i conflitti non trovano soluzioni diverse. Quanto dolore Sharon...
Scritto da:
irenespagnuolo 09/11/06 a 08:53 sharon,grazieavner piero calo'
Scritto da:
calonimos 09/11/06 a 10:16 Sharon come ho commentato sul post di Dragor è terribile piangere i morti in guerra...ma quando sono dei civili il dolore e la rabbia sono allucinanti...Israeliano, palestinese, bianco, giallo è un civile ! Credo che sarai d'accordo...Irene
Scritto da:
irenespagnuolo 09/11/06 a 10:23 Irene anche un soldato e' un figlio, un padre, un marito, un nipote, praticamente e' per tutta la vita un civile che si e' trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato a fare il "soldato". Nella maggiorparte dei casi il soldato e' solo un ragazzo che ancora non ha vissuto i suoi primi amori, che ancora non ha raggiunto i suoi traguardi e combatte non perche' vuole ma perche' gli dicono che e' suo dovere perche' e' in quella fascia di eta' tra i 18 e i 21, perche' e' forte e sano. I soldati non sono meno e il dolore e' esattamente lo stesso. Almeno io la vedo cosi'.
Scritto da:
SHARON 09/11/06 a 10:35 E magari anche un pensierino, una citazione così, di prammatica, sulle donne e bambini uccisi di recente dall'esercito israeliano?
Scritto da:
Biz 09/11/06 a 13:01 Sharon capisco cosa vuoi dire, credo. E il dolore è dolore, sempre. Ma una "guerra" si combatte tra soldati, tutto qui. Di una parte o dell'altra, di un'età o di un'altra ma comunque soldati. Questo secondo me dovremmo urlarlo tutti...Con questo e per questo piango con te il soldato Naor ma piango anche e ancor più chi soldato non è...Ti abbraccio SharonIrene
Scritto da:
irenespagnuolo 09/11/06 a 16:05 E' quello che provo a spiegarti Irene, che in Israele tutti gli uomini tra i diciotto e i quarantanni sono soldati "per forza". L'esercito israeliano e' molto piccolo, in diretta proporzione col Paese stesso, se c'e' bisogno di combattere tutti hanno l'obbligo di arruolarsi e allora i civili si trasformano in soldati. Mio marito e' stato chiamato adesso per cinque giorni di esercitazioni, visto lo stato di emergenza in cui viviamo e le minacce siriane. Questi cinque giorni di allenamento fanno di lui un soldato (secondo te bastano? Io ho una tremenda paura di no) e se in estate come prevedono ci sara' un'altra guerra Nati dovra' lasciare la scrivania e il computer , e me e nostra figlia e andare a combattere. E allora rischiera' la vita per una guerra non voluta, perche' noi non odiamo nessuno, e se gli succedera' qualcosa solo perche' aveva la divisa mi dirai che fa' meno male? Non credo. In Israele non c'e' nessuno che non e' soldato e non e' per il desiderio di esserlo ma per difenderci, punto. Ti diro' di piu' Israele piange piu' i suoi soldati che i civili morti in guerra perche' i civili muoiono per forza maggiore mentre i soldati ce li mandiamo noi al fronte.
Scritto da:
SHARON 09/11/06 a 16:37 Cara Sharon, tu stessa dubiti della preparazione di questi soldati. Per causa di forza maggiore, si mobilita il cittadino medio e lo si spedisce al fronte con una preparazione sommaria. "Incapaci", il termine che ho usato nel mio post, è forse un po' brutale ma mi sembra che si avvicini alla realtà. Non dico che siano incapaci per colpa loro.E' chiaro che la continua pressione su un piccolo paese fa decadere la qualità della preparazione militare in nome della fretta e dell'emergenza, anche se la tecnologia continua il suo cammino. Cosi' le armi sempre più sofisticate in mano a militari non sufficientemente preparati producono i danni che sappiamo. A questo punto rimane da interrogarsi sulla fondatezza di certe azioni militari. Ti sembra che i vertici prendano le decisioni migliori? Siamo sicuri che tutta questa pressione su Gaza sia giustificata? La guerra in Libano si è risolta in un mezzo flop. Visto che ormai, per una ragione o per l'altra, ogni azione militare si traduce in un massacro di civili (dato il trend, si puo' anche metterlo in preventivo), non sarebbe meglio lasciare che i terroristi si si nascondano fra i civili e offrire il ramoscello d'olivo, guadagnando il favore dell'opinione pubblica mondiale e spiazzando nello stesso tempo Hamas (che adesso, ovviamente, ha la scusa per minacciare disastri)? Forse Rabin avrebbe fatto cosi'.Un abbracciodragor (journal intime)
Scritto da:
dragor 09/11/06 a 17:20 Cara Sharon, il post è molto bello ma, come Biz, credo che tu abbia sbagliato giorno per pubblicarlo...
Scritto da:
Guizzo 09/11/06 a 19:38 Caro Guizzo, io ho solo risposto al padre di Naor che mi ha scritto ieri e gli ho dedicato un pensiero.Non penso che domani o fra un mese lui o i familiari delle vittime palestinesi soffriranno di meno e renderanno il mio post piu' facile da digerire. Io racconto una realta' che e' difficile a tutte e due le parti e se non mi riferisco ai palestinesi (per rispondere a BIZ) e' perche' tanto c'e' gia' tutto il giornalismo del mondo che se ne' occupa mentre di chi soffre in Israele non parla nessuno. Se mi accusate di poco tatto posso assicurarvi che non era questa l'intenzione.
Scritto da:
SHARON 09/11/06 a 20:37 Insomma è durissima Sharon. La tua paura e la tua disperazione sono umanissime. Capisco, prendere le persone e "preparararle" in pochi giorni a fare i soldati è ovviamente atroce quanto assurdo...Io ripeto piango tutti e oggi mi sconvolge (per tutti e ovunque)che continuino guerre e azioni militari, che non ci siano parole o accordi, che non ci sia voglia di presente e di futuro...Come può finire l'orrore così ?!Scusami Sharon non è una domanda che rivolgo a te...sono mie riflessioni, di impotenza, di rabbia, di dolore, di smarrimento...Un abbraccioIrene
Scritto da:
irenespagnuolo 09/11/06 a 20:57 Ho letto i commenti sul post di Dragor...è inquietante ma giusto quello che scrivi a proposito dell'interesse che hanno a poter gridare che hanno avuto vittime civili...per legittimare reazioni e attentati certo.E voi vi sentite perennemente sotto tiro...Ma per questo Sharon forse la "teoria comportamentale" di Dragor funzionerebbe : inchioderebbe gli estremisti alle loro responsabilità davanti al mondo intero. Non credi ?Ciao ciaoIrene
Scritto da:
irenespagnuolo 09/11/06 a 21:06 Cara Sharon,a mio modo di vedere, è indubbio che la recente strage compiuta dal vostro esercito sia un errore da condannare e da non ripetere, e che purtroppo contribuisce a gettare ulteriore benzina sul fuoco che sta imperversando in medioriente: credo che le scelte politiche e militari del governo d'Israele debbano cambiare. Così come credo che ci sia, tuttavia, da parte di alcuni media, una certa faziosità nel dare le informazioni. Noto che quando viene lanciato un missile sul vostro territorio le immagini dei nostri TG si limitano a mostrare i resti del missile sparsi sul suolo, non si vedono mai civili colpiti o morti, come se i missili palestinesi non uccidessero donne e bambini come le vostre bombe.
Con affettoantonio
Scritto da:
Antonio (terzomillennio) 09/11/06 a 21:26 IL FUTURO ?Ho letto un interessantissimo articolo scritto da Giorgio Israel che, secondo me, ben coglie la realtà sociale israeliana... Lo posto qui perchè è attinente a quello che il futuro potrebbe riservare a Israele e poi perchè trovo interessante certi pensieri di un giornalista israeliano progressista di Haaretz, Ari Shavit..Marco
"Per una breve stagione, dopo il ritiro da Gaza, è sembrato che qualcosa cambiasse; che il mondo guardasse più benevolmente Israele; che ne capisse le ragioni e, in particolare, l’assurdità di creare uno stato palestinese governato da un movimento terrorista che nega il diritto all’esistenza di Israele. Oggi questo clima positivo è in frantumi e Israele fronteggia una condizione esterna e interna drammatica. Nello stesso giorno (20 ottobre) in cui Ahmadinejad intimava all’occidente di “prendere nel suo interesse le distanze da uno stato che ha perso la ragione della sua esistenza”, aggiungendo “questo è un ultimatum”, il governo francese rompeva un tabù storico, dichiarando per bocca del presidente Chirac e del ministro della Difesa che ai sorvoli di Israele sul Libano doveva essere posto fine “in un modo o nell’altro” e che, se i mezzi diplomatici non fossero bastati, si sarebbe fatto ricorso ad “altri mezzi”. Dunque l’Europa profila la possibilità di un confronto militare con Israele: a tanto siamo giunti. Mi si perdonerà l’autocitazione se dico che la previsione fatta su queste pagine (12 settembre) circa la natura perversa della “trappola Unifil” si è purtroppo avverata puntualmente. Oggi Israele è messo in pericolo da una missione fallimentare che serve da paravento al riarmo di Hezbollah e al crearsi di una tenaglia iraniana tutt’attorno, mentre non una delle condizioni previste dalla risoluzione 1701 è ottemperata: non la “liberazione incondizionata” dei soldati rapiti, non il “disarmo dei gruppi armati”, non l’esercizio esclusivo dell’autorità e la detenzione esclusiva delle armi da parte del governo libanese. Intanto piovono missili su Israele da Gaza, che si trasforma in un territorio gestito sul modello Hezbollah, senza che nessuno deplori. Nella reazione israeliana cadono tragicamente dei civili creando un clima alla Sabra e Shatila, ma con una differenza: la fragilità esterna e interna di Israele, investito da una crisi di orientamento politico e militare senza precedenti, con un ministro che chiede scusa, un altro che ribadisce la linea fin qui seguita e un terzo che blocca le operazioni militari. Che succede? Come è potuto accadere che Israele si sia cacciato in luglio in una campagna militare condotta in modo incerto e fluttuante, ricorrendo dapprima soltanto all’arma aerea e concludendola con un’offensiva che ha prodotto perdite e nessun vantaggio diplomatico? Come è potuto accadere che Israele abbia accettato di entrare nella trappola Unifil e che il suo governo, pur non ricavandone altro che la prospettiva di una nuova guerra, continui a ringraziare chi ha costruito la trappola? Come può accadere che Israele continui a non trovare il bandolo della matassa tra diplomazia e opzione militare e non riesca a definire una linea di azione univoca guidata da un governo di emergenza nazionale che renda chiaro al mondo che sta lottando per la sopravvivenza contro un nemico che ha come unico scopo di distruggerlo? La risposta l’ha data un giornalista di Haaretz, Ari Shavit, con una magistrale autocritica condotta da sinistra (“L’illusione della normalità”). E la risposta è: “Il politicamente corretto coltivato per vent’anni da un’intera generazione di dirigenti israeliani”. Israele – dice Shavit – ha finito col credere che l’occupazione dei territori sia la causa di tutti i mali e che la sua potenza sia un fatto acquisito. La spesa militare è stata ridotta e il patriottismo deriso. “Nel mondo ideale del politicamente corretto, “forza” ed “esercito” sono diventati parolacce”. “Mezzi d’informazione e intellettuali hanno portato avanti un paziente lavoro di logoramento ai danni del nazionalismo e del sionismo… istillando la pratica suicida della critica dei fondamenti esistenziali” della nazione. Israele è un frammento di occidente che vive in un contesto ostile: perdere la consapevolezza di uno di questi due aspetti è, per Israele, quanto perdere l’identità. Israele ha voluto essere Atene – prosegue Shavit – ma in quelle terre non vi è futuro per un’Atene che non sia anche Sparta. La crisi della fiducia in se stessi può significare non riuscire a trovare la via né per la pace né per la guerra. Sarebbe un grave errore pensare che questa sia un’anomalia israeliana che non ci riguarda. De te fabula narratur. Il ciglio su cui si trova Israele è il medesimo verso cui si avvia l’occidente. Il suo dramma è il paradigma di un dramma che sta nel nostro vicino orizzonte".
Scritto da:
radagastw 10/11/06 a 14:42 Di questo articolo non condivido molte cose, perchè la missione è solo agli inizi, sarà ancora molto lunga e mi sembra prematuro definirla fallimentare ora, perchè intanto il primo e più importante risultato invece l'ha già ottenuto. Oggi non stanno più piovendo missili su Israele dal Libano. E poi anche perchè l'Europa sta investendo generosamente molti soldi, mezzi, risorse e persone nella soluzione di questo problema e mi sembra francamente una critica immeritata oltrechè prematura e controproducente.Ma ora mi interessa di più parlare del problema palestinese che è veramente terribile e la cui solzione richiede ancora molto tempo, molti anni, anche se qualcosa si può iniziare a fare fin da ora. Perchè gli uomini palestinesi, i ragazzi palestinesi, i bambini palestinesi sono stati e sono cresciuti insegnando loro che la colpa dei loro guai è di Israele, è di altri, non è colpa loro. Questo per coprire l'incapacità dei loro capi, delle loro guide spirituali. Secondo me gli aiuti europei dovrebbero in parte servire a pagare personale europeo per dirigere le scuole palestinesi secondo canoni europei in modo che queste scuole insegnino le materie scolastiche in maniera scientifica, occidentale, europea e non in una maniera intrisa di menzogne. Perchè queste menzogne sono inculcate nei giovani da chi ha interesse a mantenere la propria supremazia e ha molto da perdere e poco da guadagnare da un reale progresso del popolo palestinese. Ovviamente guadagno e perdita non intesi in senso solo economico, ma principalmente come potere materiale e spirituale, che nasce appunto ed è direttamente proporzionale alla condizione di ignoranza e povertà in cui vive il popolo. Perchè tanto più il popolo vive in situazione di bisogno, di paura e di povertà culturale tante più panzane si possono propinargli (gli ebrei hanno la coda, settanta vergini per i martiri ecc.) Come è avvenuto anche in Europa durante il nostro Medioevo (streghe, roghi, inquisizione), anche se per correttezza bisogna dire che le nostre guide spirituali erano loro stesse ignoranti, perchè per esempio a quei tempi nessuno sapeva che le malattie e le pestilenze non sono un castigo divino, ma hanno origine dai virus e dai batteri di cui addirittura si ignorava l'esistenza. Quelli sì che sono stati veramente tempi brutti per l'occidente e per l'intera umanità che brancolava nel buio, perchè molte scoperte scientifiche erano ancora di là da venire. Basta pensare alla maniera in cui è stata scoperta l'America, perchè mettersi su di una nave con la tecnologia dell'epoca e con risorse alimentari per forza limitate, per giunta senza frigoriferi con l'intenzione di navigare fino alla fine dei viveri cercando una terra che potrebbe anche non esserci, oggi mi sembra veramente un'impresa disperata, da pazzi.Perciò gli europei, come è loro diritto/dovere, dovrebbero verificare direttamente con personale europeo come vengono usati i loro soldi e questa dovrebbe essere una precisa condizione per gli aiuti.O COSÌ O POMÌ.La striscia di Gaza per esempio è sul mare e potrebbe diventare un paradiso del turismo nel Mediterraneo come è l'Emilia-Romagna in Italia, le Baleari in Spagna, ecc. poi gli europei accorrerebbero a frotte per vedere questi luoghi di cui è tutta la vita che sentono parlare nei telegiornali, se diventassero luoghi sicuri e ospitali.Potrebbero essere i palestinesi di Gaza a dare lavoro agli israeliani e invece...
Scritto da:
Luca 10/11/06 a 15:53 Luca quello che proponi e' giusto ma utopico. Buffo dopo che ti ho scritto questa prima riga sono entrata nel tuo sito e ho visto che avevo ragione:) L' Utopia e' il principio di ogni progresso? Forse. Ciao
Scritto da:
SHARON 10/11/06 a 16:17 Siccome il sito è dedicato ai giovani, mi sembrava una frase adatta per loro, per incoraggiarli a sognare.Anche se in effetti questa frase è vera solo in parte, perchè è vero che l'utopia, cioè i sogni sono il principio di ogni progresso, ma è anche vero che la maggior parte delle utopie, cioè delle strade provate dall'uomo nella sua continua ricerca di miglori condizioni di vita, sono destinate al fallimento e alcune come il nazismo e il comunismo sono addiritture nefaste. Altre utopie invece, come quella degli uomini tutti fratelli, sono eterne e un giorno si realizzeranno.
Scritto da:
Luca 10/11/06 a 19:02 Temo che la situazione mediorientale avrà un ulteriore soprassalto. Sono lontana, ma quello che leggo su alcuni blog e su alcune pagine di informazione non guidata non mi piace. Il problema Hezbollah rimane, le forze Unifil sono inermi di fronte al loro riarmo, l'Iran, la Siria nescono sempre a incantare gli europei...Che desolazione.Un caro saluto Sharon.
Scritto da:
Patrizia 12/11/06 a 18:19 Interessante il fatto che ancora una volta, come ogni volta, ci sia chi si preoccupa molto di più degli effetti delle reazioni israeliane che delle cause che le hanno provocate. A quanto pare i crimini palestinesi, per qualcuno, dovrebbero godere di totale immunità: sarà per il fatto che in quel caso le vittime sono solo degli ebreucci senza valore?
Scritto da:
barbara 12/11/06 a 20:00