Ieri sabato nel mentre facevo le tagliatelle all'uovo fulmini e lampi infuriavano fuori.
Ho deciso di telefonare alla mamma e chiere se tutto andava bene e che i fulmini mi hanno fatto ripensare al suo racconto di quando era giovane.
Cosi ha cominciato a raccontare la nonna Clara:
"Avevo tredici anni e quindi sara' stata nell' estate del 1936 quando siamo stati mandati io, Aldo mio fratello e Bruno mio cugino alla colonia comunale sul monte Amiata in Toscana.
Io fui presa come ragazza aiuto delle assistenti. Nel pomeriggio un forte temporale si abbate' sulla zona, avevamo messo i bambini a letto e mi incitarono anche ad andare a riposare.
Io rifiutai e stetti alla finestra a guardare il temporale con tanta paura. Poco dopo un fulmine entro nella colonia passando tra i corridoi e i letti e con grande spavento si trascorse quei pochi minuti di esperienza. Il mio letto fu toccato dal fulmine e riporto un segno di bruciato cosi che altri bambini furono toccati sebbene usciti illesi. Ricordo un uomo di fatica, cosi lo chiamavano quella persona che faceva i lavori faticosi per la colonia che fu toccato dal fulmine sulle scarpe che calzava con chiodi sulle suole. A quanto mi sembra dopo poco misero il parafulmine sulla colonia.
Noi eravamo gli unici ebrei nella colonia e Dio ci protesse e non ci fece toccare dal fulmine per di piu dal fatto che rinunciai ad andare a letto a riposare."
Questo racconto me lo ricordo sebbene vagamente perche' la mamma usava raccontarcelo tutte le volte che c'erano i temporali.
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