lunedì, febbraio 19, 2007

che non sia solo un numero....

gennaio 2007
dopo sei mesi dalla caduta di Naor

CHE NON SIA SOLO UN NUMERO….
Un padre che ha perso un figlio in guerra disse:" noi combattiamo adesso per quelle famiglie che oggi girano per le strade e non sanno che sono famiglie che in potenza possono essere le prossime in lutto"
Io voglio unirmi a quel padre …noi genitori che piangiamo adesso sentiamo l’ obbligo di far sentire la nostra voce per quelle famiglie che prossimamente perderanno i loro cari figli…mariti… fratelli.
Se mi chiedo se sono arrabbiato?
Si’ lo sono!
Lo sono anche se non ho urlato, … non ho manifestato tutto il mio dolore… non sono andato in strada a dimostrare .
Verso chi sono arrabbiato?
Verso i comandanti dell'esercito a tutti i livelli.
Ma un senso di rabbia e’ pure rivolto verso me stesso in quanto non ho mai agito concretamente anche prima di questa guerra; che fossi potenzialmente un padre che avrebbe potuto perdere un figlio lo sapevo……………. E questo e’ proprio avvenuto il 9 agosto di questo anno..
Da anni avevo la sensazione, il timore, la quasi certezza che noi Israeliani non siamo piu’ quelli che eravamo, non siamo piu’ certi delle vittorie strepitose ….Ma queste riflessioni le esternavo solo in famiglia, tante volte ho detto che il nostro esercito non e' quello che era una volta, non perche’ i nostri giovani valgano meno, o non si sentano attaccati al Paese in cui sono nati e cresciuti, ma bensi’, perche’ coloro che ricoprono le piu’ alte cariche militari il piu’ delle volte non sono all’altezza del loro compito, per mestiere comandano, lavorano come fosse un Job qualsiasi… ma, purtroppo, quando scoppia una guerra i loro posti di responsabilita’ sono ad un livello altissimo : ci sono di mezzo esseri umani , dietro ad ognuno dei quali c’e’ un mondo, fatto di situazioni, sentimenti, legami…. questo deve essere preso in seria considerazione..
Dal mese di luglio, quando la Guerra ha avuto inizio, ho sempre pensato che per i nostri dirigenti politici o militari la quantita' di perdite in guerra e' solo un "numero" , un numero che quanto minore e’ meglio e' … pero' e’ sempre un numero……
… che importanza ha la perdita di un figlio, padre, fratello che per i loro cari e' un mondo intero che si dissolve e niente puo' essere di consolazione?
Il padre di uno dei comandanti (Eisenberg) di nostro figlio Naor attacco' in un articolo sul giornale i genitori che hanno perso figli in guerra”Non sanno questi genitori che in tutte le guerre ci sono morti? Cosa sono questi piagnistei?” ..Suo figlio generale di un battaglione dei paracadutisti durante un’operazione militare in Libano, ha dato ordine a 110 soldati di installarsi in una casa dove parte di loro, compreso mio figlio Naor, hanno trovato la morte …. e ancora sta dirigendo il battaglione !!! E’ comprensibile tutto questo? Per me e per tutta la mia famiglia non lo e’!
Nello stesso giorno in cui Udi Adam fu sostituito dal capo di stato maggiore, avvenne quello che avvenne….. furono fatti entrare nel Libano, di notte, la notte di tu-be-av (giorno dell'amore), una notte con la luna piena .. con un ritardo di ore , senza un preciso piano di azione, con cambiamenti di ordini durante la marcia ,reggimenti non preparati, senza esercitazioni preliminari, con equipaggiamenti dell'ultimo minuto…. E cosi' caddero 9 soldati ancora prima di cominciare a combattere. Chi e' responsabile di tutto questo?
Il capo di stato maggiore, o Caplinsky o il capo del battaglione Eisenberg o il capo delle operazioni Eisenskot che dopo cio'che e’ accaduto ha ricevuto una promozione ottenendo un posto di maggior livello ?
O forse e’ responsabile il capo del reggimento Zohar…… che non ha dato retta ai suoi soldati, i quali volevano abbandonare la casa, casa trappola, nel villaggio di Debel così che ci sarebbe stato meno pericolo?
In una serata di riconoscimento verso quelli che hanno combattuto questa ultima guerra è stato fatto salire sul palcoscenico anche il capo del reggimento Zohar per ricevere un attestato…. Come si sono permessi di fare una cosa del genere, ad un capo che ha fallito in modo eclatante, avendo grosse responsabilita’ per ciò che è accaduto al villaggio di Debel!!!!!!!
Alla fin fine, tutti compreso Amir Perez ( ministro della difesa), il capo di stato maggiore, vari generali ancora sono sulla cresta dell'onda e nessuno riesce a dire " ho sbagliato … io lascio"….
Un generale delle reserve mi disse poco tempo fa : "… non credere che quelli che verranno al posto di coloro che lasciano siano migliori…”A questo siamo arrivati.
Io sono angosciato ( arrabbiato) perche' dopo così poco tempo nessuno ricorda quelli che sono caduti, avrei voluto dai nostri ministri uno squillo di telefono ogni tanto….
Non per chiedermi " come stai?" poichè per me e per la mia famiglia questa domanda non ha più senso.
Ma vorrei che mi dicessero che i 160 morti di questa ultima guerra saranno sempre di fronte ai loro occhi ogni qualvolta debbano prendere decisioni nel futuro vicino o lontano.
Ad esempio quando si dice "no" ad uno come Assad, capo di stato della Siria, pronto a fare un piccolo passo verso di noi , devono pensare alle famiglie che saranno in lutto in seguito alla prossima guerra… perché i caduti non sono solo un ..numero

mercoledì, febbraio 14, 2007

NELLY E I CENTO ANNI DELL'ARTE ISRAELIANA

Nelly e' la moglie del mio nipote Roberto.
Nelly piu' di un anno fa' mi disse che stava pensando ad un grosso progetto, portare l'arte Israeliana a Milano.
Il progetto mi sembrava enorme e penso che anche a lei.
Ma Nelly con coraggio,pazienza e competenza ci e' riuscita e in grande. Io sono stato all'apertura, giornata emozionante per tutti.
L'esibizione e' durata piu' di due mesi ed e' stata eccezionale sia come organizazione sia come qualita' di opere esposte.
Oggi dopo piu' di un mese dalla chiusura della mostra sento il dovere di scrivere queste parole di elogio a Nelly, con la speranza che non si fermera' qui .... questo primo passo possa portare ad altre grosse e riuscite esperienze nel futuro, in Itala o in Israel...
Brava!!
Avner
agiungo qui i siti che spiegano meglio di tutto quanto e' stato portato a Milano
http://www.israelearte.org/news.htm
http://www.mosaico-cem.it/article.php?section=intervista&id=17
http://www.mosaico-cem.it/article.php?section=speciale&id=8
http://fuoridalghetto.blogosfere.it/2006/10/sogni_e_incubi_di_israele_raccontati_dai_suoi_arti.html

domenica, febbraio 04, 2007

Un sabato con la mamma Clara

Sabato scorso sono andato a passare qualche minuto con la mamma.
Abbiamo parlato di diverse cose ma sempre il discorso finisce sul passato, e sul passato del periodo della guerra ....

Tiro' fuori un articolo scritto da Apulia ne 1972 sugli anni 43-45 che Italo forse lo fece arrivare alla mamma Clara( lei non si ricorda).
lo aggiungo qui perche' e' molto interessante.

Prendemmo alloggio nell'appartamento di Lidia Tarducci, situato nel vicolo delle carceri. Era per noi un'isola di salvezza in,un mare di pericoli. Benedicemmo quella casina che ci ha accolto e nascosto.
L'appartamento consisteva in una cucina triangolare, piccola con un fornello a carbone e un lavello di terraglia. C'era poi il tinello, con un tavolino dove a malapena si poteva mangiare in sei, per cui a turno il settimo doveva mangiare col piatto sulle ginocchia. Si beveva tutti in un unico bicchiere. C'era la camera da letto con due letti dove dormivamo in quattro. Gli altri tre avevano trovato una camera gelata in casa Moretti. Dalla nostra camera si accedeva ad uno stanzino di un metro di larghezza che fungeva da gabinetto e dispensa viveri. Dormivamo in compania dei topi che scorrazzavano iberamente nella così detta dispensa.
Le settimane passavano ed il fronte si era fermato a Cassino. Noi donne facevamo lavori a maglia in cambio di pane e focacce.Seprio e Italo scrivevano novelle e facevano disegni. Alberto andava dal suo cliente Osimani alla Recanatese Trasporti. Papà si univa al Capocantoniere Morena in lunge passeggiàte.
Dal 15 al 30 Giugno ci fu un periodo peggiore: verifiche di documenti, rastrellamenti ora in città, ora in campa~a;rialzo dei prezzi, scarsità di prodotti. Una domenica passeggiavo per il corso quando una pattuglia fascista ci fermò: verificò i documenti di tre giovani davanti a noi e disse "Andate pure". Per fortuna a noi non chiesero nulla. Un mattino mi recai a comperare il latte: ecco il suono delle campane a martello si abbassano le saracinesche dei negozi; .la città si fa deserta. "Che succede?" chiedo. Senza rispondere mi indicano un tedesco che stava mobilitando tutti gli uomini per portare a nord il bestiame requisito e ammassato al campo sportivo.
Vidi le SS pronte a tutto e i guastatori che rovinavano ogni cosa anche nei garage e magazzini dei fascisti. Per quindici giorni non avevamo nè luce nè acqua potabile. Supplivamo l'illuminazione con pezzetti di plexiglass infilati in patate. Per l'acqua potabile il Conte Canale aveva messo a disposizione il suo pozzo e dovevamo fare la coda per avere un fiasco d'acqua a famiglia. Ber cucinare usavamo l'acqua di mare che le
nostre vicine andavano a prendere a Porto Recanati con una damigiana.
Sentendo l'avvicinarsi del fronte il Podestà, Conte Leopardi, diede ordine di aprire i granai e distribuì gratuitamente un quintale di grano a famiglia., facendo cosi trovare i magazzini vuoti alle truppe tedesche in ritirata.
Arriva una formazione aerea di caccia inglesi: sono le cinque del pomeriggio. I caccia passano sulla casa Moretti e poi sulla nostra. Appena sono sopra a noi mitragliano dei camion tedesci carichi di benzina, ma nessun danno a noi.
Tutti erano assetati di notizie e poichè erano state interrotte le comunicazioni, un amico construì una radio ricevente a pila. I fratelli trascrivevano le notizie e le portavano dal barbiere. Una sera una pattuglia fascista di presentò in casa Moretti a chiedere se abitavano lì due fratelli. Per fortuna a causa del coprifuoco avevano traslocato in una casa vicina alla nostra. In effetti le pattuglie cercavano due altri fratelli che avevano radiotrasmittenti; li trovarono a Loreto e li fucilarono.
Ed eccoci al 30 Giugno. Un ufficiale tedesco di ferma all'albergo e prima di allontanarsi dice: "Domani pagheranno gli Inglesi". I tedeschi tagliano i fili della luce, fanno saltare i ponti, requisiscono carretti e cavalli e si ritirano verso il Nord. Alle cinque annunciare l'arrivo degli Alleati.
Scendemmo nei sotterranei delle prigioni e presto vedemmo un nuvolo di polvere snodarsi nella vallata. Arriva una camionetta per assicurarsi che i tedschi se n'erano andati e poi il grosso: una colonna di carri annati con militari polacchi.
In quel periodo abbiamo visto la vera miseria: vicino a noi in uno stanzino buio abitava la vecchia Stamura col figlio Armandino, paralitico, che girava in una carrozzella ringraziamenti e consumati per terra in mancanza di sedie.
Carmen Tiboni, figlia del custode delle carceri. Pregava per il suo padre, malato di cancro.
Una notte un aereo tedesco lasciò cadere un governale con 50 spezzoni incendiari. Vedemmo una pioggia di fuoco intorno a noi.
I prodotti industriali venivano a mancare. I negozi erano quasi vuoti. I prezzi erano saliti alle stelle: il filo per cucire si vendeva a una lira il metro, le calze erano introvabili. Ricordo che io mi feci un paio di calze con cotone grosso, ed anche un paio di scarpe con la suola di legno e la tomaia ricavata da una vecchia camicia di un polacco.
Papà fu assunto al Comune come ingegnere e al Ginnasio come professore di matematica, Alberto continuò a lavorare per i suoi clienti della zona; Seprio fu interprete alla RAF e insegnante di italiano in un corso per militari; io detti lezioni di italiano agli inglesi e di inglese agli italiani.
E il 25 Aprile la radio emise una voce nuova che allargò il cuore: "Radio Busto Arsizio: i partigIani hanno liberato Gallarate".
Appena possibile la mamma e Alberto andarano a Gallarate. La nostra casa era stata occupata da fascisti: mancava moltatoba, sul letto vi erano lenzuola bruciate, la cantina era vuota, nella sala si era installata una famiglia che vi dormiva coi polli e conigli e spaccava la legna rovinando il pavimento. Il Comune ordinò di far sgombrare la casa.
Nel giugno tornammo tutti viaggiando su un camion. Sul viale Milano che conduce a Gallarate un partigiano ci salutò con queste parole: " A nome del Sindaco vengo a porgere il ben tornato al bravo Ingegnere ed alla sua famiglia". A papà fu chiesta una dichiarazione per punire i suoi persecutori e la risposta fu: "Perdono a tutti coloro che
mi hanno fatto del male."
Scritto dalla mia sorella Apulia nel 1972
ltalo Servi

Parole dette al funerale .....

Tamara
Ti ho conusciuta quando eravamo giovani dell'eta' di tredici anni, arrivasti da Israele in Italia e nello stesso giorno mi dicesti: " all'eta' di diciotto anni tornero' in Israel.
E cosi' fu'

Dopo tre anni in Italia a Torino sei passata con I tuoi genitori in California, non volevi lasciarci dato che avevi un forte legame con tutti noi, con I ragazzi del collegio, con me, con Lucio( Uri), Guido, mia sorella Rosalba, Flora, e I direttori Avraham e Raya che tanto amavi.

Tra di noi ci fu una promessa: ci rivedremo in terra di Israel.
E cosi' fu'.

Il nostro legame continuo' tramite lettere fino all'eta' di venticinque anni, tempo in cui feci l'alia', anno in cui le nostre strade si incontrarono nuovamente, studiavi all'ora all'universita' di Gerusalemme, pero' cosi' amavi la vita del Kibbutz che non fu' un problema per te seguirmi a Maagan Michael.

Ci nacquero due figli, Dikla e Doron, dopo di che sebbene la nostra separazione continuo' una grossa amicizia e assieme abbiamo fatto crescere I nostri figli con unione, comprensione e amore.

Quando ogniuno di noi formo' una nuova famiglia, si riusci' con armonia a formare quasi una grossa famiglia, e tutto questo molto….molto per tuo merito, per il merito delle tue qualita', la pazienza, l'amore e la semplicita' che erano in te.

Ogni giorno tra le cinque e le sei del mattino, ci incontravamo nella Plasson, il nostro posto di lavoro, negli uffici ancora bui, e ci scambiavamo parole sui nostri figli, sui nostri nipoti, su la tua salute, c'erano momenti che mi sembrava che col tuo coraggio e le cure fosti riuscita a combattere e vincere quella terribile malattia che ti colpi' otto anni fa', …ne ero felice….. pero' non cosi e' stata la fine…..

Di nuovo le nostre strade si dividono, noi tutti ci cureremo dei figli e dei nipoti tuoi, nostri…. E ti ricorderemo per sempre.
Avner