Eylon e' il mio quinto figlio, ha ventun anni ed e' ancora all'esercito nel servizio di leva. Si liberera' nel marzo prossimo dopo aver fatto tre anni di servizio.Dopo la caduta di Naor lo abbiamo "costretto" a lasciare l'unita' di combattente e passare ad una specializazione nel campo di istruzione dei combattenti.
Oggi di ritorno dalla base, ci siamo trovati assieme in macchina a parlare dei miei primi giorni in Israele. Si e' interessato a cio' che feci piu' di quaranta anni fa' .... e a me forse un po' per via dell'inizio della vecchiaia .....fa piacere raccontare chi sa!? forse un giorno lo racconteranno ai loro figli e nipoti.
Ho cominciato a raccontare a Aylon, dal 1967, anno della guerra dei sei giorni.
In giugno tutti volevano partire per Israele , si pensava che avremmo potuto salvare lo Stato. Ricordo la seduta generale dei giovani in Via Eupili (?), l'entusiamo e la paura, la voglia di essere coraggioso e l'incognite delle conseguenze, ci furono quelli che immediatamente partirono, Marina Ergas e Silvio Tagliabue furono nel primo gruppo.
Io ebbi il problema della famiglia che assieme a Rosalba dovevamo mantenere con il nostro esiguo stipendio, il che non mi permetteva di piantare tutto ed andare in Israele... e poi c'era Gaby con la quale ero legato da una relazione di qualche anno.
Assieme, pero' un mese preciso dopo il 5 luglio si arrivo' in terra santa!
Assieme ad un gruppo di altri trenta italiani si ando' a lavorare per il KEREN KAYEMET a Zfat, dopo di che si capi' che la situazione nel paese era molto diversa di quanto pensavamo. L'euforia che c'era con la vittoria lampo, la "conquista" dei territori, l'unificazione di Gerusalemme suscito' in ognuno di noi volontari un sentimento di partecipazione in cio' che lo stato era riuscito ad ottenere.
Dei volontari pero' ne avevano"fin troppo" e non c'era ne' posti da pernottare ne' lavoro per tutti cosi' che lasciammo il gruppo e da soli (io e Gaby) trovammo un soggiorno nel kibbutz Myan Zvi.
Il lavoro nel giardinaggio fu molto noiso, finche' ci passarono nella'attivita' dei pesci, nelle vasche delle carpe. Dovevamo pulire i pesci inserirli in scatole dove poi venivano surgelati e spedite all'estero. Questa esportazione veniva fatto assieme al Kibutz Maagan Michael, kibutz nel quale andammo un mese dopo per completare i nostri tre mesi di volontariato.
Ricevemmo una stanza di legno che dopo averla sistemata ci sembro' una "reggia", situata nella zona che allora venne chiamata dai kibuzisti , il " ghetto" . Il nostro primo giorno di lavoro lo passammo nel giardinaggio del cimitero! Oggi che per me e' la casa di Naor,oggi che per me e' il luogo di visita giornaliero ... e pensando che anche il mio ultimo giorno sara' qui' ...e un po' strano.
II mese a Maagan Michael fu estremamente favoloso. Ci fece compagnia in camera un piccolo cane adottato, bianco con un occhio nero, tanto che era logico chiamarlo Moshe Dayan.
Io mi innamorai del kibutz, dell'ideale socialista e in particolare di Maagan Michael.
Dopo piu' di un anno il 5 Dicembre 1968 feci l'Alya' e approdai a Maagan Michael.
Tamar ( che poi fu mia moglie) , Avraham e Raya ( i direttori del collegio) vennero a prendermi al porto, era una bellissima giornata di sole estivo, indimenticabile!
Cosi da ragioniere italiano divenni kibbuzista israeliano, lavorai un giorno nella raccolta delle banane e piu di quaranta anni nella fabbrica Plasson.
Il racconto a Aylon ebbe fine qui' all'entrata in kibbutz.
La storia non e' finita ......arrivederci.