sabato, dicembre 06, 2008

5-12-1968 QUARANTA ANNI FA ARRIVAI IN ISRAEL

05.12.2008


Il 5 dicembre 1968, quaranta anni fa' feci l'alia.
Sebbene fosse inverno, quel giorno fu' un tempo favoloso, caldo, molto caldo quasi un giorno estivo.
Durante tutti questi anni quel giorno e' rimasto indimenticabile. L'arrivo fu cosi' emozionante, l'atmosfera intorno fu cosi' chiara e limpida dovuto al sole che brillava; ed io sul ponte della nave passeggeri alle sei del mattino fui completamente colpito . Vedere di fronte a me il monte Carmelo cosi brillante dai raggi del sole mattutino e vedere la citta di Haifa svegliarsi in un nuovo giorno consueto, in un nuova giornata lavoratrice, con tutte le sue difficolta' ed anche con tante gioie.
Per me non fu un giorno qualunque.
Fu un giorno pieno di controverse sensazioni.
Io che all'eta' di ventiquattro anni avevo preso la cosi difficile decisione, la decisione cosi' importante e fatidica della mia vita. Lasciare tutto, lasciare la vita borghese, la vita senza grossi significati, che pero' in ogni modo era senza grossi pericoli, tutto cio' per una vita nuova comunitaria e diversa di un kibbutz. Una vita di guerre in terra d' Israele.
Ero felice anche se pero' pieno di timori, sebbene sapessi cosa fosse un kibbutz, sebbene che nei miei pensieri fossi sicuro che la guerra dei sei giorni fosse l'ultima per questa terra, fosse la fine delle disgrazie di questo popolo, ero un po' inpaurito, impressionato, e non calmo. Tutto era nuovo, lingua, usi e costumi, aspettative, legami, amicizie e sensazioni.
Lasciare l'Italia, la citta di Milano alla quale mi sono allacciato negli ultimi cinque anni, papa' ,mamma e due fratelli. Lasciare le amicizie, lasciare l'ultima ragazza che ti amava, lasciare l'amore perduto della giovintu'.
Il fatto che assieme a mia sorella sostenevamo la famiglia rese la decisione ancora piu' difficile. M i presi su di me il compito di spianare la via per fare venirequi e a vita migliore tutta la famiglia .
Si puo dire che fossi sionista, vidi in Israele quel paese illuminato, nuovo, pieno di ottimismo, anche se non sia riuscito a quei tempi ad inserirmi, conoscere, approfondire e sentire l'andazzo che caratterizzava il paese dopo la guerra del 1967.
Credo che anche io fui coinvolto in quel consenso che c'era all'ora nel paese con l'euforia della vittoria: siamo i migliori, abbiamo ragione noi su tutto e siamo prodi di noi stessi.
Quel giorno stesso che mesi piede in kibbutz, diventai anche ateo(hiloni). Niente kippa', niente kasherut, niente sabato santo. L'importante e' il lavoro, l'unione, la societa', l'umanita' e la famiglia.

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