Il giorno del kippur e' stato per me sempre correlato alla guerra. a quella guerra che scoppio' il sabato 6 ottobre del 1973, dopo la caduta di Naor nel 2006 , si e' sovrapposto a quel trauma personale un trauma ancora piu ampio. duro , particolare e cosi l'associazione, il pensiero a quei giorni difficile della guerra e' piu' vago.
In ogni modo ho deciso oggi di cercare le mie sensazioni passate durante quei giorni ed anche cercare di lasciare scritto per i figli parte del passato.
Quando arrivai in Israele, nel dicembre del 1968, ero cosi' sicuro che la pace fosse alle soglie, ci crdevo e credevo anche negli arabi, credovo che quella guerra del 1967 avesse portato in oltre allo spirito bellico, entusiamo e prosperita' anche un pensiero su come andare avanti verso una pace. I paesi arabi avevano capito che con la forza non si puo' distruggere Israele, purtroppo Israele non capi' allora e mai negli ultimi quaranta anni che la pace si fa con i nemici. Non bisogna ancora oggi dopo tante delusioni avere fiducia sia in noi stessi che nei palestinesi. solo cosi si puo' arrivare ad una soluzione.
I tre anni dopo l'alia' sono passati in un baleno.
Tra la difficolta' di introdursi in kibbutz, poi il matrimonio con Tamar la nacita di due figli a distanza di poche mesi uno d'altro(Dikla, Doron ), l'assorbimento della mia mamma Clara e mio fratello Guido nel kibbutz, gli studi di pittura al villaggio artistico di En hod assieme al lavoro fisico nella fabbrica del kibbutz non mi lasciarono spazio per capire che la situazione politica e militare dello stato fosse molto piu' complicata.
Si viveva in una atmosfera di prosperita' economica e sebbene la "guerra d' attasha'" che durante questi anni continuava lungo le sponde del canale di Suez a procurare le sue vittime giorno per giorno la cosa veniva considerata ( certamente non per quelle famiglie colpite) come parte del vivere, parte della nostra lotta per l'esistenza della popolazione e dello stato. Tutto cio' era lontano da casa, milluimnikim nel Sinai, nel Golan o in Cisgiordania o a Gaza era parte della nostra esistenza e credo che chi andava lo accettasse anche in modo pacato senza farsi tante domande.
In quei tre anni fui anche mandato al mio tironut (CAR) per solo tre mesi,( a Sebastia e poi a Zrifin) essendo nuovo immigrato e all'eta' di 27 anni. Allora avevo gia' mia figlia Dikla' di pochi mesi, ed era il 1970, ricordo bene la data perche' proprio in quel periodo si svolgeva il campionato del mondo in Messico dove Israele conquisto' ( altra conquista forse piu' bella...!) il pareggio con l'Italia. Il periodo del tironut fu quello piu' difficile nella mia vita ( fino allo scoppio della guerra), mi fu difficilissimo sopportare le condizioni , le imposizioni, le umiliazioni che giovani ( piscioni appena svezzati) soldati procurassero a uomini come me e come i miei camerati gia' con famiglie, moglie e figli. Il primo giorno dell'esercitazioni ancora non in divisa ebbi uno svenimento cosa che pero' non mi dette nessuna agevolazione.
La distanza da Tamara e da la mia figlia Dikla che era appena nata ( 04-11-1969) fu molto sentita in quel periodo anche perche' la possibilita' di usare il telefono fu molto difficile. Non esistevano telefoni nelle case e il PELEPHON era ancora nei sogni degli scenziati.
Ne uscii dopo tre mesi con il compito e il diploma di soldato specializzato nel funzionamento di mortai da 120 millimetri montati su cingolati. ( piccole jip corrazzate).
Dopo un anno fui richiamato a milluim per l'organizzazione di un reggimento nuovo che comprendeva grossa parte dei "diplomati" del Car, ottanta per cento nuovi immigranti che non capivano ancora bene l'ebraico e non sapevano farsi comprendere, tutti come me.
I capi delle unita' e del reggimento erano giovani nati in Israele, soldati fatti, dopo piu' di tre anni di addestramento, i quali passando ai milluim ( le riserve) e dato anche l'eta' piu' avanzata il comportamento divento' piu' facile, intimo e amichevole. Dopo queste tre settimane di milluim non indossai piu' i vestiti verdi dell'esercito fino al 6 ottobre 1973.
La notizia o meglio il bisbiglio della notizia che e' scoppiata la guerra arrivo' in kibbutz nella mattinata.
Noi giovani scegliemmo quel giorno del Kippur ( come in tutti gli altri anni) per giocare una partita a calcio durante la quale qualcuno ci chiamo' dicendoci che la situazione era difficile e che tutti noi dovevamo cominciare ad organizzarci.
Ricordo poco di quelle ore dopo la notizia, Tamara cerco' di rassicurarmi che forse non mi chiameranno dato che non eravamo addrestati nel migliore dei modi. Cominciai ad organizzare la borsa come che dovessi andare ai mlluim, finche' arrivo' , mi sembra tramite la segreteria del kibbutz, il messaggio di essere pronto perche' una macchina mi sarebbe venuto a prelevare. Fui all'estremo delle mie forze, cercai di non pensare anche perche non potevo pensare a cio' che mi aspettava, non avevo la minima idea cosa fosse andare alla guerra, il distacco dalla casa, dalla moglie e da mia figli Dikla e Doron fu la cosa piu' difficile.
mi ricordo che mi dissero che Nissim avrebbe preso in mano tutti i compiti nell reparto di produzione dove lavoravo e non sarebbe stato arruolato perche la fabbrica era riconosciuta come produtrice utile per lo stato anche in guerra. Eravamo tutti nell'entrata della hadar hohel ( sala da pranzo), non sapevo cosa dire non pensai al fatto che forse non li avrei piu' visti, non ricordo per niente dove fosse stata mia mamma e Guido ( forse era arruolato come tanchista ), non ricordo le parole ultime di Tamara ricordo i baci e gli ultimi abbracci di quei momenti che mi separai da loro. Il taxista mi chiamo' di venire che si parte. Cosi' partii per l'ignoto.furono le otto e mezza di sera.
Destinazione Castina vicino a Beer Sheva.
Certamente in macchina il pensiero passo' verso tutto quello che lascavo dietro di me, non avevo paura ma stavo male, mi faceva male la pancia ma tenevo duro per il momento era solo una passeggiata in macchina.
All'improvviso mi assali' il panico perche facendo l'inventario di cio' che avevo messo nella borsa, riscontrai che avevo dimenticato l'asciugamano e mi feci un propblema di come avrei potuto fare senza durante il futuro che mi aspettava.
Mi ritrovai dopo poche ore alla base di preparazione, non avevo la minima idea di cosa succedesse, il posto era cosi caotico, gli ordini venivano dati da tanti comandanti dato che nessuno veramente sapeva prendere in mano la situazione.Io non conoscevo nessuno. Non ricordavo i nomi dei soldati che furono con me tanti mesi prima nella prima e ultima esercitazione.
Solo qualche faccia riconobbi.Il primo fu Yohanan Ghidron, il quale mi riconobbe perche' io appartenevo alla sua unita "sollela alef" (batteria numero uno).In quel momento fui molto felice di vederlo. Non ero solo. Dopo di che vidi un'altro ragazzo col quale scambiammo qualche parola era il cugino della Claretta W. di Milano. Altra faccia conosciuta fu quella di Yankale Shahar, che allora conobbi solo attraverso Avraham suo fratello e direttore del collegio di Torino dove passai la mia gioventu'. Questa fu vera sorpresa .... assieme nello stesso reggimento. Credo che vedere altre persone conosciute e anche loro nella stessa situazione mi rafforzo' un po', tutti avevano lasciato la casa chi madri e fratelli chi moglie e bambini.
Credo che io fossi il primo che Yohannan incontro' al suo arrivo alla base e purtroppo io fui l'ultimo ad essere di fronte ai suoi occhi quando fu colpito e mori'.
Si parti' verso il canale di Suez sulla strada della costa nel primo scontro con gli egiziani mori uno dei nostri compagni durante l'esplosione del cingolato.
Il 14-ottobre fu una ulteriore giornata del combattimneto e Yohanan cadde accanto a me io i salvai.
Tornai a casa il 10 marzo del 1994 per ricominciare un po' a vivere fino al 9-08-2006.
Questo e' il mio Kippur, pensare a quella vita che sarebbe potuta essere diversa se gli uomini fossero stati diversi, sia noi che loro.