Avendo trovato questo articolo del mio amico e compagno dell'infanzia e della gioventu' cosi giusto e sentito, mi sono preso il permesso di aggiungerlo al mio blog che parla di me e della mia famiglia.
Non ho nessun dubbio di quanto la signorina Vita abbia fatto per tutti noi in quel collegio di Torino. e mi associo a quanto Ugo, in particolare scrive nella parte finale.
Anche per me traguardi che io ho raggiunto sono dovuti in parte alla signorina Vita che con i suoi aiuti morali e materiali mi ha fatto arrivare a capire la vita ed affrontarla, pensando sempre che esiste chi ha bisogno.
Avner Calo'
kibbutz Maagan M ichael
Ricordi
La signorina Laura ed io
di Ugo Caffaz
Ho provato vera commozione nel leggere il bel libro di Anna Segre sulla famiglia Vita e sulla loro casa in Corso Re Umberto 61. A volte,quando faccio un bilancio della mia vita,penso che fra mille difficoltà ho avuto anche tanta fortuna. Una cosa è certa: devo praticamente tutto ad una personcina eccezionale quale fu Laura Vita. Mi prese sottobraccio a dodici anni nel lontano e freddo 1958 e per quasi dieci anni mi accompagnò negli studi, nelle crisi e nei recuperi, sempre con il sorriso sulla bocca, senza chiedere nulla in cambio, neppure un grazie, viziandomi come avrebbe fatto una mamma particolarmente affettuosa e protettiva, ma soprattutto non lasciandomi mai solo. La signorina Vita, come la chiamavamo noi dell’Orfanotrofio di Via Cesare Lombroso, 13, aiutava tutti, come viene ricordato nel libro, ma calibrava il suo intervento secondo quello che lei riteneva più giusto, più adatto al singolo caso. Non dava a nessuno la sensazione di ricevere elemosine. Sosteneva che l’unico modo di aiutare una persona è quello di fornirgli i mezzi per aiutarsi da sé. Una volta comprò una auto usata ad un "assistito" dalla Comunità perché potesse lavorare. La cosa ovviamente sollevò critiche, ma quando doveva difendere gli altri si batteva come un leone. In realtà con me esagerò. Riceveva una "paghetta" dai fratelli, se non ricordo male di quarantamila lire al mese. Io allora lavoravo l’estate per mantenermi agli studi durante l’inverno, ma non capivo come mai i soldi in banca non finissero rapidamente, anche perché con i primi guadagni mi comprai una Vespa. Un giorno chiesi spiegazioni alla signorina Vita e lei confessò: reintegrava mensilmente il mio conto con diecimila lire! Ecco perché duravano tanto i miei risparmi. Ma gli episodi da raccontare sarebbero infiniti. Una volta mi telefonò raggiante perché era morto un ebreo ricco, piccolo di statura come me e lei si era accaparrata l’intero guardaroba. Dovevo andare subito da lei per le correzioni eventualmente necessarie. Si mise in ginocchio per segnare l’orlo dei pantaloni. Pensava di non fare mai abbastanza. Ebbe persino a lamentarsi di non essere più giovane per poter portare me ed altri a divertirci: una dedizione senza limiti.
Mi porterò sempre dentro il rammarico di non essere corso da lei in ospedale. Non mi ero reso conto della gravità della situazione e, lavorando lontano da Torino, pensai di farle visita al ritorno. Superficialità giovanile. Ad un amico che invece ci andò chiese di starmi vicino e di aiutarmi perché secondo lei, e probabilmente aveva ragione, ero fragile e quindi bisognoso di sostegno. La ricordo sempre di corsa, con una borsa più grande di lei, piccola e sorridente, piena di energia. Per due tre anni ho mangiato spesso di Sabato a casa sua,con Giulia, Arrigo e Leonardo Debenedetti che poi erano ovviamente il mio oculista e il mio medico. Un medico un po’ particolare Nardo, come lo chiamavano gli amici. Memore dei campi di sterminio pensava che la febbre dovesse essere molto alta per essere presa in considerazione. Figuratevi quando gli dissi che avevo l’esaurimento nervoso! Si arrabbiò moltissimo. Ma la signorina Vita anche quella volta mi viziò e mi mandò a parlare con Luisa Levi, nota psichiatra. Leonardo era molto simpatico. A tavola polemizzava spesso con Giulia anche perché lui voleva mangiare sempre carne e lei glielo contestava e lui le ricordava risentito che ad Auschwitz si moriva per mancanza di proteine. Mi ricordo che a Laura dava del tu mentre a Giulia del lei. Una volta lo vidi esaminare un depliant della Fulvia coupè. Gli domandai se voleva cambiare la sua Appia con quel modello sportivo (assolutamente inadatto pensavo io) e lui sorridendo come un bambino mi rispose: "Mi piacerebbe tanto!" La comprò e anche su questo Giulia ebbe da ridire perché in quattro ovviamente sarebbero stati scomodi. Ma Laura sorrideva e, come con tutti, lo viziava, pensando, credo, che se lo meritava dopo quello che aveva passato. Giulia, che voleva apparire burbera, in realtà era buona e colta. Mi aiutò per l’esame da privatista in italiano e latino. Per il greco la signorina Laura mi pagò altre lezioni private. Però si dava da fare anche per trovarmi piccoli lavoretti, credo a scopo più educativo che altro. Non ricordo un rimprovero anche quando questo probabilmente sarebbe stato giusto. Ma non per lei. Ecco perché,come ho già detto, quando faccio il bilancio della mia vita penso a come sarebbe stata contenta la Signorina Laura nel vedere i traguardi che ho raggiunto. Grazie a lei.