domenica, dicembre 28, 2008

IL FILM E' DI NUOVO COMINCIATO

28 DICEMBRE 2008

Siamo gia'al secondo giorno di guerra. Io sono distante dal centro della tragedia piu' di duecento chilometri, pero' mia figlia stamane ha ricevuto il primo avvertimento, i missili si stanno avvicinando ed uno e' caduto pochi chilometri dalla loro abitazione. Cosa ne penso? Dopo cio' che abbiamo passato piu' di due anni fa con la perdita di Naor in una guerra che poteva essere evitata, il film ricomincia da capo con la speranza di una fine diversa. Purtroppo altre famiglie si aggiungeranno alla lunga lista di quelli che piangono, giorno giorno, famiglie Israeliane e Palestinesi. E' cosi difficile credere in una guerra giusta e fare cio' che facciamo per poter difendersi da attacchi non giusti e continui che vogliono logorare la vita quotidiana di una lunga fetta della popolazione.
E' difficile essere equilibrati di fronte alle vittime innocenti che vengono fatte vedere dalla media, sebbene si pensi che tutto cio' poteva essere evitato se la volonta', la ragione e interessi umanitari fossero messi in prima linea, invece di pattuglie di aerei e kassami.
Dicono che sara' lunga. Anche la guerra del libano, cosi lunga che per noi non e' ancora finita. Adesso si intreccia con questo nuovo confronto e le stesse domande vengono poste. Intervenire anche per via di terra? Cosa ci prevede il futuro? Il numero di vittime sara sopportabile?
Qualunque sia il numero non sara' mai sopportabile per chi lo paga. Una tragedia per tutti in un paese dove purtroppo non esiste soluzione, dove il fanatismo religioso ( da ambo le parti) comanda e non puo' dare spazio ad un colloquio produttivo. Io sto' di nuovo vedendo il film ...e' appena cominciato nessuno ci ha rivelato la fine.

sabato, dicembre 06, 2008

5-12-1968 QUARANTA ANNI FA ARRIVAI IN ISRAEL

05.12.2008


Il 5 dicembre 1968, quaranta anni fa' feci l'alia.
Sebbene fosse inverno, quel giorno fu' un tempo favoloso, caldo, molto caldo quasi un giorno estivo.
Durante tutti questi anni quel giorno e' rimasto indimenticabile. L'arrivo fu cosi' emozionante, l'atmosfera intorno fu cosi' chiara e limpida dovuto al sole che brillava; ed io sul ponte della nave passeggeri alle sei del mattino fui completamente colpito . Vedere di fronte a me il monte Carmelo cosi brillante dai raggi del sole mattutino e vedere la citta di Haifa svegliarsi in un nuovo giorno consueto, in un nuova giornata lavoratrice, con tutte le sue difficolta' ed anche con tante gioie.
Per me non fu un giorno qualunque.
Fu un giorno pieno di controverse sensazioni.
Io che all'eta' di ventiquattro anni avevo preso la cosi difficile decisione, la decisione cosi' importante e fatidica della mia vita. Lasciare tutto, lasciare la vita borghese, la vita senza grossi significati, che pero' in ogni modo era senza grossi pericoli, tutto cio' per una vita nuova comunitaria e diversa di un kibbutz. Una vita di guerre in terra d' Israele.
Ero felice anche se pero' pieno di timori, sebbene sapessi cosa fosse un kibbutz, sebbene che nei miei pensieri fossi sicuro che la guerra dei sei giorni fosse l'ultima per questa terra, fosse la fine delle disgrazie di questo popolo, ero un po' inpaurito, impressionato, e non calmo. Tutto era nuovo, lingua, usi e costumi, aspettative, legami, amicizie e sensazioni.
Lasciare l'Italia, la citta di Milano alla quale mi sono allacciato negli ultimi cinque anni, papa' ,mamma e due fratelli. Lasciare le amicizie, lasciare l'ultima ragazza che ti amava, lasciare l'amore perduto della giovintu'.
Il fatto che assieme a mia sorella sostenevamo la famiglia rese la decisione ancora piu' difficile. M i presi su di me il compito di spianare la via per fare venirequi e a vita migliore tutta la famiglia .
Si puo dire che fossi sionista, vidi in Israele quel paese illuminato, nuovo, pieno di ottimismo, anche se non sia riuscito a quei tempi ad inserirmi, conoscere, approfondire e sentire l'andazzo che caratterizzava il paese dopo la guerra del 1967.
Credo che anche io fui coinvolto in quel consenso che c'era all'ora nel paese con l'euforia della vittoria: siamo i migliori, abbiamo ragione noi su tutto e siamo prodi di noi stessi.
Quel giorno stesso che mesi piede in kibbutz, diventai anche ateo(hiloni). Niente kippa', niente kasherut, niente sabato santo. L'importante e' il lavoro, l'unione, la societa', l'umanita' e la famiglia.

lunedì, ottobre 27, 2008

nonna clara il giorno di kippur- 2008

Prima che arrivasse il giorno del kippur sono andato a trovare la mamma e come al solito abbiamo parlato di varie cose, tra l'altro della possibilita' di andare al "tempio" del kibbutz ed assistere alla funzione.
Data l'eta' la mamma va in giro con una "hagala' ", una cassetta delle verdure con quattro ruote che le fa di appoggio per camminare e le da un po' di sicurezza.
Tra le sue varie titubanze di andare o non di andare mi spiega che lascera' la "agala'" un po' distante dal tempio perche' non dia nell'occhio!
Si e' ricordata che ai nostri tempi con papa' si metteva di proposito la macchina qualche contrade distanti dal Tempio perche' non era bello farsi vedere che andavamo in macchina.
Naturalmente aveva fatto una associazione tra i due mezzi di trasporto ...senza pensarci su tanto.

giovedì, ottobre 02, 2008

IO ED AYLON

Eylon e' il mio quinto figlio, ha ventun anni ed e' ancora all'esercito nel servizio di leva. Si liberera' nel marzo prossimo dopo aver fatto tre anni di servizio.Dopo la caduta di Naor lo abbiamo "costretto" a lasciare l'unita' di combattente e passare ad una specializazione nel campo di istruzione dei combattenti. 
Oggi di ritorno dalla base, ci siamo trovati assieme in macchina a parlare dei miei primi giorni in Israele. Si e' interessato a cio' che feci piu' di quaranta anni fa' .... e a me forse un po' per via dell'inizio della vecchiaia .....fa piacere raccontare chi sa!? forse un giorno lo racconteranno ai loro figli e nipoti.
Ho cominciato a raccontare a Aylon, dal 1967, anno della guerra dei sei giorni.
In giugno tutti volevano partire per Israele , si pensava che avremmo potuto salvare lo Stato. Ricordo la seduta generale dei giovani in Via Eupili (?), l'entusiamo e la paura, la voglia di essere coraggioso e l'incognite delle  conseguenze, ci furono quelli che immediatamente partirono, Marina Ergas e Silvio Tagliabue furono nel primo gruppo.
Io ebbi il problema della famiglia che assieme a Rosalba dovevamo mantenere con il nostro esiguo stipendio, il che non mi permetteva di piantare tutto ed andare in Israele... e poi c'era Gaby con la quale ero legato da una relazione di qualche anno.
Assieme, pero' un mese preciso dopo il 5 luglio si arrivo' in terra santa!
Assieme ad un gruppo di altri trenta italiani si ando' a lavorare per il  KEREN KAYEMET  a Zfat, dopo di che si capi' che la situazione nel paese era molto diversa di quanto pensavamo. L'euforia che c'era con la vittoria lampo, la "conquista" dei territori, l'unificazione di Gerusalemme suscito' in ognuno di noi volontari un sentimento di partecipazione in cio' che lo stato era riuscito ad ottenere.
Dei volontari pero' ne avevano"fin troppo" e non c'era ne' posti da pernottare ne' lavoro per tutti cosi' che lasciammo il gruppo e da soli (io e Gaby) trovammo un soggiorno nel kibbutz Myan Zvi.
Il lavoro nel giardinaggio fu molto noiso, finche' ci passarono nella'attivita' dei pesci, nelle vasche delle carpe. Dovevamo pulire i pesci inserirli in scatole dove poi venivano surgelati e spedite all'estero. Questa esportazione veniva fatto assieme al Kibutz Maagan Michael, kibutz nel quale andammo un mese dopo per completare i nostri tre mesi di volontariato.
Ricevemmo una stanza di legno che dopo averla sistemata ci sembro' una "reggia", situata nella zona che allora venne chiamata dai kibuzisti , il " ghetto" .  Il nostro primo giorno di lavoro lo passammo nel giardinaggio del cimitero! Oggi che per me e' la casa di Naor,oggi che per me e' il luogo di visita giornaliero ... e pensando che anche il mio ultimo giorno sara' qui'  ...e un po' strano.
II mese a Maagan Michael fu estremamente favoloso. Ci fece compagnia in camera un piccolo cane adottato, bianco con un occhio nero, tanto che era logico chiamarlo Moshe Dayan.
Io mi innamorai del kibutz, dell'ideale socialista  e in particolare di Maagan Michael.
 
Dopo piu' di un anno il 5 Dicembre 1968 feci l'Alya' e approdai a Maagan  Michael.
Tamar ( che poi fu mia moglie) , Avraham e Raya ( i direttori del collegio) vennero a prendermi al porto, era una bellissima giornata di sole estivo, indimenticabile!
Cosi da ragioniere italiano divenni kibbuzista israeliano, lavorai un giorno nella raccolta delle  banane e piu di quaranta anni nella fabbrica Plasson.
Il racconto a Aylon ebbe fine qui' all'entrata in kibbutz.
La storia non e' finita ......arrivederci.

ROSH HASHANA 2008-2009

 Ricordi,
Ancora una festa senza Naor, ed anche questa volta non e' stato facile, anzi forse anche piu difficile degli anni passati, 
ancora piu' di tristezza, che non ci ha ancora permesso di sentire cio' che e' l'atmosfera generale 
nel kibutz, in citta' e nello stato.
Sebbene da quando ho messo piede in questo kibutz, il 5 novembre 1968, abbia abbandonato il legame storia del popolo ebraico con quanto connesso alle cerimonie religiose, posso ancora considerare il Rosh hashana come data tradizionale da festeggiare in modo adatto all'epoca nostra.
Festeggiamo da quando esiste il kibutz tutte le feste con un sentimento di tradizione, di legame alla terra, di ricordi del passato senza il cerimoniale delle preghiere da nessuno poco capite o sentite.
Purtroppo anche in questo kibutz Maagan Michael il "humenismo", il "fondamentalismo" sta entrando dalla porta di servizio. Un gruppo di membri che pochi anni fa' chiese il permesso di una stanza per ritrovo durante le feste, gia' stiamo ad assistere ad un vero sito di culto , ancora non proprio Tempio, poiche' durante i giorni feriali il luogo viene  addetto ad altre mansioni. La separazione tra uomini e donne, il suono dello shofar, il  tashlih di kippur , la venuta di esponenti di yeshiva .. ed altri sintomi ci fanno riavvicinare pian piano ai periodi piu' scuri della storia del nostro popolo .
Ci meravigliamo dell'Islam di oggi e noi siamo andando dietro di loro. 
Anche in Europa da quanto mi risulta gli Ebrei stanno "rispolverando" la religione , il mangiare casher, educazione selettiva dei figli.
Mi sono fatto un po' trascinare nello scrivere....ma la situazione qui' in Israele mi fa stare a disagio, poiche' ancora questo Stato e' in balia della parte religiosa che non ci permettera' mai di arrivare ad una soluzione di pace e tranquillita' come ogni paese.
Noi la nostra famiglia  personalmente abbiamo pagato il prezzo, purtroppo ancora altri dovranno pagarlo..... e dobbiamo stare attenti al terrorismo ebraico che comincia in questi giorni a fare capolino.

Volevo pero' parlare della lunga conversazione che ho avuto ieri con Mario che in questi giorni di depressione mi ha fatto bene. Mario ha dieci anni piu' di me esattamente e' il cugino della mamma mia. Professore di logica matematica a Parma. Noi ci parliamo poche volte all'anno ma ho sempre avuto  la sensazione di vicinanza l'uno con l'altro. 
Ricordo benissimo le giornate che Mario era all'universita' probabilmente aveva ventanni ed io dieci. Mi veniva  a prendere, andavamo sempre a piedi , lunghe girate , passando attraverso il Mugnone, fino a via della Cernaia dove abitava. Ricordo come fosse oggi la sua stanza dove studiava e il tavolo di cucina pieno di piatti con tante pietanze fatte dalla zia Sara e dove tutti di passaggio infilavano un dito ed assaggiavano un poco... ricordo il povero Gino che gia' allora mi parlava di arte ( aveva esattamente ventanni piu' di me).
Mario mi portava a giocare a tennis e alla piscina perche' voleva imparere a nuotare .... non so se ha poi imparato ma a me le sue lezioni non hanno contribuito  ad essere come  un pesce in piscina.
Ricordo che io ero al settimo cielo quando mi telefonava... fra l'altro a giocare a tennis andavamo prima della scuola alle sei del mattino!!! Era anche molto forte perche' spesso mi portava a cavalcioni sulle spalle per le belle vie di Firenze.
Adesso che sono passati piu' di quaranta anni abbiamo parlato della salute, del lavoro, della pensione ( tutte e due siamo piu o meno pensionati), e del computer che negli ultimi anni e' sempre stato un campo comune.
Arrivederci al prossimo Capod'anno ebraico!


lunedì, gennaio 14, 2008

14-01-2008 UN ANNO SENZA TAMARA

E PASSATO UN ANNO
COSI' DIVERSO,
DIKLA E DORON SENZA UNA CASA
DOVE C'E' UNA MADRE C'E' UNA CASA, UN CONFORTO, UN FOCOLARE
SEBBENE LA MALATTIA
TAMARA ERA RIUSCITA A FARE VIVERE LA CASA FINO ALL'ULTIME ORE.
ORA E' COSI' DIVERSO.
NON E' FACILE DAR LORO UNA CASA COME PRIMA.
OGGI ALLA CERIMONIA NON C'ERANO MOLTE PERSONE
MA LACRIME CE NE ERANO MOLTE
DIFFICILE ERA CONTENERLE.
MI MANCANO GLI INCONTRI DEL MATTINO IN UFFICIO
PETTEGOLEZZI, E CONSIGLI SUL FUTURO DEI FIGLI
SEBBENE GIA' GRANDI.
DIKLA, DORON, AYALA E DEVORA' CERCATE NEL FUTURO UN SOSTEGNO
IN QUEI CHE VI SONO VICINI NEL RICORDO DI UNA MADRE, FORTE E CORAGGIOSA.