mercoledì, giugno 23, 2010
lunedì, giugno 21, 2010
SONO TORNATO DA TREBLINKA
Carissimi tutti,
Sono tornato da Treblinka un po' diverso di come ci sono entrato. Ho toccato per sei giorni la tragedia piu' grande che abbia visto l'umanita'/
Io ho cercato chiudendo gli occhi di immaginarmi cio' che possa essere stato sebbene non sia stato facile. Solo coloro che in quel giorno erano li, a Treblinka. Maidanek, Ausvitz e in ancora 2000 campi diversi possono in un certo qual modo farci sentire cio' che hanno loro sofferto non credo che sia nelle nostre possibilita' di poter partecipare completamente.
giovedì, giugno 03, 2010
oggi 3-giugno 2010
Qualche settimana fa trovai su internet un sito di un giovane di Pardes Hanna. Uno dei suoi progetti che ha fatto durante la scuola di fotografia fu una serie di foto - disegni e grafica a fumetti per raccontare la "STORIA DI DEBEL". Questa storia fu l'ultima storia anche di Naor. Questo giovane che si chiama Dan Avraham era con Naor a Debel nella stessa unita', nello stesso gruppo e ha conosciuto Naor. Oggi ho avuto il coraggio di telefonargli sebbene con le lacrime agli occhi e il nodo alla gola.
Mi ha confermato che Naor e' caduto sulla soglia della casa che e' stata colpita. Lui e' stato uno degli ultimi a vederlo ed anche a doverlo riconoscere.
Mi mandera' le foto del suo lavoro.
Oggi ho pensato anche alla mia partenza per la Polonia.
In Polonia dobbiamo arrivare con una ferita, o con la fame o con la stanchezza o con qualche cosa che ci fa male, forse solo cosi si potra' immedesimarsi in un "briciolo" di cio che le persone vive hanno passato.
Io arrivo con una ferita aperta da quasi quattro anni, questa ferita che non rimaginera' mai, questa ferita sara' con me in questa "andata" per cinque giorni in Polonia .Questa ferita assieme a tante altre ferite di persone ignote, di nomi conosciuti, di facce semplici ed innocenti si aggroviglieranno in un unico dolore. Dopo di che al mio ritorno a me rimarra' la mia ferita che certamente non sara' la stessa perche' niente si puo' dimenticare. Si puo' solo sperare nel meglio e continuare a vivere per i nostri vivi come fecero all'ora.
mercoledì, giugno 02, 2010
la situazione in Israele Giugno 2010
Non c'entra molto cio' scrivo con la famiglia Servi - Calo' comunque dato che io vivo qui' in questa terra, terra promessa,terra santa, terra difficile, cio' che sta succedendo merita un accenno in questo mio Blog. Da quel giorno in cui c'e' stato quell'attacco alla nave (pacifisti e non pacifisti) la situazione e' precipitata. Ho voluto aspettare a scrivere per dare modo a tutte le emozioni iniziali si fossero acquietate dentro di me. Come e' possibile che coloro che guidano questo paese non abbiano pensato che cio' che e' successo sarebbe potuto accadere? Io persona media del "popolo" dal primo giorno della partenza di questa operazione ho avuto di fronte ai miei occhi questa prospettiva o meglio anche la prospettiva ancora piu' tragica, quella di un vero e proprio massacro dei nostri soldati. Come e' possibile non aver preventito tale possibilita' assieme a tutte quelle piu' rosee? Non dipende solo da fatto che gente estremista, intransigente, fanatica si confrontano senza che la possibilita' di un dialogo sia la base dello scontro e il compromesso sia la soluzione, dipende dall'edicazione in cui queste generazioni sono state educate. La forza e' ancora alla base di tutto e di tutti. In questo caso solo adesso a conto fatto non si parla d'altro di come noi siamo stati "idioti", sia sui giornali che nelle conversazioni giornaliere. E se fossero morti nostri soldati dopo decisioni talmente non ponderate? chi avrebbe preso la responsabilta'? Chi prese la responsabilita' nella perdita di mio figlio? Anche quattro anni fa' la risposta fu quella di impreparazione, sbagli e leggerezza. Come si puo' agire con leggerezza quando ci sono di mezzo vite umane?
E se adesso ci sono madri e padri fratelli e sorelle in lutto per persone innocenti che sono morte a chi importa? sono morti in nove ...e questo e' solo un numero per i capi di stato, l'importante raggiungere lo scopo. E adesso? Come si va avanti? Cio che e' successo ci fara' capire una volta per tanto che non tutto possiamo fare da soli? Non posso lasciare questo paese ma e' cosi' difficile viverci. Non c'e' speranza poiche' ogni volta che si riesce a mettere la testa un po' fuori dell'acqua ecco che di nuovo sprofondiamo nel fondo. Anche questa volta ci siamo dati la zappa sui piedi.
E se adesso ci sono madri e padri fratelli e sorelle in lutto per persone innocenti che sono morte a chi importa? sono morti in nove ...e questo e' solo un numero per i capi di stato, l'importante raggiungere lo scopo. E adesso? Come si va avanti? Cio che e' successo ci fara' capire una volta per tanto che non tutto possiamo fare da soli? Non posso lasciare questo paese ma e' cosi' difficile viverci. Non c'e' speranza poiche' ogni volta che si riesce a mettere la testa un po' fuori dell'acqua ecco che di nuovo sprofondiamo nel fondo. Anche questa volta ci siamo dati la zappa sui piedi.
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